Questa è la vera storia di com’è nato Scrivolo (da lunedì sarà raggiungibile al nuovo indirizzo: www.scrivolo.it)
Ero, come ogni mattina, sul pullman che mi porta al lavoro a Firenze. Le migliori idee, si sa, vengono nei momenti più impensati. A volte mentre sei in bagno, la maggior parte quando dormi, o meglio, quando sei ancora nella fase di dormiveglia. Ti viene l’idea giusta per superare un problema di programmazione oppure… Oppure ti viene l’idea di scrivere un racconto. Beh, non ci si improvvisa scrittori da un giorno all’altro, ma è bello sperimentare. Ma se scrivi un racconto, lo fai per farlo leggere e si sa, o carta stampata o internet.
Io per il mio lavoro sono molto più vicino ad internet che non alla carta stampata, così è stato naturale pensare ad un blog dove postare i vari capitoli. Quindi un racconto seriale, una specie di telefilm, ogni settimana un appuntamento con la pubblicazione sul blog.
Allora la mente collega tutto ad una televisione, quella che guardavo da piccolo (adesso è veramente raro che la guardi). Ed una televisione non ha un solo programma, ma decine. E allora ho pensato che poteva essere stimolante coinvolgere altre persone interessate a leggere e scrivere. Amici che so amanti della lettura. Ed ecco parlarne subito con loro. Una ragazza ha rifiutato per mancanza di tempo, uno (Iccapot) ha subito risposto alla chiamata, così come Montag si è dimostrato subito entusiasta e mi ha chiesto se poteva coinvolgere un suo amico (Ruperto).
La squadra era al completo.
Uno dei miei peggiori difetti è di avere tante idee e poi non arrivare alla loro realizzazione, se non su pochissime. Per fortuna che ho coinvolto i miei compagni di viaggio, che hanno saputo partecipare alla nascita del nano.
Come nasce un titolo?
Abbiamo pensato che il modo migliore per decidere la grafica del nascente blog era di averne uno in prova. Così l’ho registrato, ma solo… quale nome usare? “Scrivolo”, mi suggerisce il Dr. Iccapot
Dopo pochi giorni, Scrivolo è diventato Scrivilo, troppo normale, troppo…scontato. “No, mi piace l’idea del nano” – mi dice Montag in chat, ed io “il nano… il nano grafomane” “Bella questa!”
Ecco il nome e il sottotitolo. Ed eccoci qua a decidere l’immagine di testata: un bambino, nella prima versione, un po’ deforme che sembra scrivere o trascrivere un libro. Due bambini, nella seconda versione.
Ed eccoci qua a scrivere per un pubblico che spereremo numeroso, appagati anche soltanto nel vedere su uno schermo, su un mezzo che potenzialmente potrebbe raggiungere chiunque, una nostra idea originale.
Ah, per la cronaca, il racconto che volevo scrivere, quello che ho immaginato sul pullman, quello che mi ha dato il la di tutto questo progetto non l’ho ancora scritto e non so se lo scriverò mai. Non è l’Antonio e Antonio che ho cominciato a pubblicare, anche se è a puntate come l’altro. Chissà se lo scriverò mai, alla fine forse il suo scopo era solo quello di riunire alcuni amici e amici di amici di amici (come dice Iccapot) e farli giocare su nuvole fantastiche.