Compagno cittadino fratello partigiano
teniamoci per mano in questi giorni tristi
Di nuovo a Reggio Emilia di nuovo là in Sicilia
son morti dei compagni per mano dei fascistiDi nuovo come un tempo sopra l’Italia intera
Fischia il vento infuria la buferaA diciannove anni è morto Ovidio Franchi
per quelli che son stanchi o sono ancora incerti
Lauro Farioli è morto per riparare al torto
di chi si è già scordato di Duccio GalimbertiSon morti sui vent’anni per il nostro domani
Son morti come vecchi partigianiMarino Serri è morto è morto Afro Tondelli
ma gli occhi dei fratelli si son tenuti asciutti
Compagni sia ben chiaro che questo sangue amaro
versato a Reggio Emilia è sangue di noi tuttiSangue del nostro sangue nervi dei nostri nervi
Come fu quello dei Fratelli CerviIl solo vero amico che abbiamo al fianco adesso
è sempre quello stesso che fu con noi in montagna
Ed il nemico attuale è sempre ancora eguale
a quel che combattemmo sui nostri monti e in SpagnaUguale la canzone che abbiamo da cantare
Scarpe rotte eppur bisogna andareCompagno Ovidio Franchi, compagno Afro Tondelli
e voi Marino Serri, Reverberi e Farioli
Dovremo tutti quanti aver d’ora in avanti
voialtri al nostro fianco per non sentirci soliMorti di Reggio Emilia uscite dalla fossa
fuori a cantar con noi Bandiera Rossa!
di Fausto Amodei
Il 7 luglio del 1960, i morti di Reggio Emilia furono:
- Lauro Farioli (1938), operaio di 22 anni, orfano di padre, sposato e padre di un bambino.
- Ovidio Franchi (1941), operaio di 19 anni, il più giovane dei caduti.
- Marino Serri (1919), pastore di 41 anni, partigiano della 76a, primo di sei fratelli.
- Afro Tondelli (1924), operaio di 36 anni, partigiano della 76a SAP, è il quinto di otto fratelli.
- Emilio Reverberi (1921), operaio di 39 anni, partigiano nella 144a Brigata Garibaldi era commissario politico nel distaccamento “G. Amendola”.
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